lunedì 3 giugno 2013

Fielding H. Yost

Qualcuno pensa che la H di Yost stia per "Hurry Up!", dal suo intercalare celebre, con cui iniziava praticamente ogni esortazione ai suoi ragazzi.
Qualcuno pensa che la sua carriera di direttore atletico, con l'inaugurazione del Michigan Stadium, la realizzazione della prima palestra per gli sport al coperto; sia almeno paragonabile a quella straordinaria da allenatore, con un record di 198-35-12.
Ok, erano altri tempi, non lo metto in dubbio, ma Yost fu uno di quelli che portò il college football dagli "altri tempi" ai "nostri tempi", contribuendo all'embrione di Bowl giocato nel 1902 a Pasadena, inventando la posizione di linebacker, abbattendo i primi muri razziali con l'inserimento in squadra di giocatori di origine ebraica, facendo diventare la figura del coach una professione molto ben remunerata, più degli altri professori, e inventando i permessi per gli studenti atleti, argomentando che "Football builds character".
Certo, non sono state tutte rose e fiori, partendo dalla sua carriera di giocatore per West Virginia e, per una settimana, per Lafayette, dando vita allo "Yost Affair", proseguendo per il bando da lui consigliato (ma per alcuni imposto) alle altre squadre della Western Conference di giocare gare contro Notre Dame, finendo sul suo contributo fondamentale a trasformare il college football in un modo per fare soldi, per sé e per Michigan.
Yost era nato a Fairview, in West Virginia, nel 1871. Inizialmente arruolato alla Ohio Normal School (college conosciuto ora come Ohio Northern University) come giocatore di football, si iscrisse poi alla West Virginia University dove conobbe il gioco del football che si addiceva alle sue caratteristiche fisiche (182cm, quasi 91 chili) e fu ottimo tackle. Nel 1897, a 26 anni, iniziò la carriera di allenatore in giro per le università, ne cambiò quattro nei primi quattro anni di professione, comprese Nebraska e Stanford, fino ad approdare a Michigan alla "corte" di Charles Baird, dopo le dimissioni di Langdon Lea. Yost in realtà puntava alla università dell'Illinois dopo essere rimasto senza lavoro: Stanford aveva introdotto una nuova norma che impediva agli allenatori non alunni del college di continuare la loro attività; Baird invitò il giovane coach presso Ann Harbor e, dopo una breve visita, lo assunse.
Il primo colpo per Yost fu portarsi dietro Willie Heston da San Josè, un tipetto bassino ma esplosivo che nelle gare sulle 40 yards batteva con una certa regolarità il campione olimpico dei 100 metri Archie Hahn. Fu il primo tassello di una squadra a dir poco spaventosa, che nei suoi primi cinque anni di vita segnò un record di 55-1-1 segnando 2821 punti e subendone 42, l'unica sconfitta fu nella gara di chiusura del 1905 per mano della Chicago University, con il punteggio di 2-0 grazie ad una safety causata dal placcaggio di Danny Clark in endzone. Clark rimase talmente ossessionato da quell'errore, che si tolse la vita nel 1932 lasciando scritta la speranza che quell'"ultima giocata" espiasse definitivamente quella del 1905.
Germany Schulz a sinistra e Fielding Yost al Ferry Field nel 1914
La sconfitta di Chicago fu seguita da stagioni molto controverse soprattutto a livello extrasportivo: il rettore di Stanford, Jordan, pubblicò un articolo sulla carta stampata in cui accusò Yost di convincere con varie facilitazioni i migliori giocatori a diventare una sorta di finti studenti di Michigan. A sua volta il rettore di Michigan, Angell, si attivò per riunire le università della Western Conference introducendo svariati limiti e nuove normative per opporsi al progressivo aziendizzarsi del football di college, tra queste regole anche la limitazione della stagione a cinque gare. Nel 1906 Michigan chiuse 4-1 sconfitta l'ultima gara da Penn davanti a 26.000 persone, una enormità. Altre riforme entrarono in vigore come la limitazione a tre anni per l’elegibilità dei giocatori. Michigan non accettò questi ulteriori paletti e si ritirò dalla Western Conference diventando un college indipendente, situazione che continuò fino al 1917 e che diede stagioni non certo brillanti, spese prevalentemente in gare contro Penn, Syracure, Cornell e Vanderbilt, con la macchia della prima sconfitta nella storia della rivalità con Notre Dame. Nel giugno 1917 la riunione dei responsabili delle sezioni atletiche della Western Conference votarono l’invito a Michigan per il rientro nella lega, che accettò ma, con i tempi molto brevi, mise in programma solo una gara contro college della sua lega, Northwestern, vittoriosa ad Evanson 21-12.
L’ingresso degli Stati Uniti nel primo conflitto mondiale rese incerta la stagione 1918 per il richiamo alle armi di molti ragazzi impegnati negli studi, e per le restrizioni alla circolazione imposti in periodo di guerra, a questi si aggiunse la celebre influenza spagnola che mietè un numero impressionante di vittime. La stagione fu comunque disputata seppur accorciata, e Michigan chiuse imbattuta assieme ad Illinois, venendo dichiarata campione nazionale successivamente dalla National Championship Foundation. A questa grande soddisfazione fece seguito la peggior stagione dell’era Yost, quella del 1919, che si chiuse 3-4 con un record di conference di 1-4: l’unica stagione perdente del coach a Michigan, che fu però anche un punto di partenza per una ricostruzione paziente che portò a due stagioni mediocri all’interno di quella che era diventata la Big Ten, ma che diede il titolo nel 1922 con una stagione fatta di sei vittorie e un pareggio, e concesse il bis nel 1923 in coabitazione con Illinois (entrambe 8-0), che valse alla squadra anche il titolo nazionale. Quest’ultima fu coronata dalla vittoria contro Ohio State 23-0 in un impianto colmo di 50.000 persone.

Dopo la pausa del 1924 in cui allenò la squadra George Little, quando il college pare riuscisse a portare allo stadio tanta gente quanto solo Yale riusciva a fare, nel 1925 e 1926 la squadra tornò a Yost e fece un grandioso canto del cigno vincendo altre due volte il titolo della Big Ten, giocando con il famoso "The Benny-to-Bennie Show” ovvero con il quarterback Benny Friedman ed il left end Bennie Oosterbaan, passati alla storia come una delle coppie più funzionali e letali del college football. Yost, al termine della stagione 1926 si ritirò per proseguire il suo lavoro di direttore atletico del college che, in un quarto di secolo, aveva contribuito a portare a vette di eccellenza mai toccate prima. Michigan si apprestava ad inaugurare l’imponente Michigan Stadium capace di 82.000 persone, e realizzava in quegli anni la prima palestra dedicata agli sport al coperto.Ovviamente questo distacco gli pesò molto, e fu il motivo per cui conservò il ruolo di assistente coach, per ficcare un po’ il naso ancora nella squadra, ora diretta da Elton Wieman. Il rapporto tra i due non dovette essere facile soprattutto per la riluttanza di Yost a mollare l’osso: dopo una sola stagione, prima dell’inizio del campionato 1928, il direttore atletico prima annunciò l’intenzione di tornare a guidare la squadra, poi la sera dopo cambiò idea rimettendo in sella Wieman. il disastroso ottobre (0-4) fece esplodere la polemica tra i due, e Wieman accusò Yost di non avergli mai veramente ceduto il controllo della squadra, e di averlo usato come parafulmine per i problemi. L’amara conclusione indusse Yost a tornare dietro la scrivania da direttore atletico, Wieman a intraprendere una brillante carriera a Princeton, e Harry Kipke a diventare il primo “vero” coach post-Yost.

In tarda età ebbe una salute malferma e fu lungodegente al Battle Creek Sanitarium, dove morì nel 1946 a 75 anni. Riposa, dopo l’enorme mole di lavoro che fece in vita, al Forest Hill’s Cemetery di Ann Harbor, vicino al suo amato campus.

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