giovedì 14 marzo 2013

Vince Papale

Certe situazioni diventano storie che vale la pena raccontare perchè appena le senti, sai già che non si ripeteranno mai più.
In effetti, la NFL a metà anni '70 era diversa da oggi e lo stesso gioco del football era diverso, pur mantenendo il fascino di uno sport a volte brutale, a Philadelphia gli Eagles non vivevano anni positivi e la WFL, una nuova lega professionistica, cercava di affermarsi, con una squadra chiamata Philadelphia Bell.
I Bell vararono una strana operazione simpatia verso un pubblico che non li conosceva certo adeguatamente: aprirono i cancelli del loro impianto e fecero una specie di provini a tutti quelli che volevano partecipare, per selezionare un "uomo comune" da inserire nel roster della squadra.
La cosa, come è facile intuire, riscosse l'ilarità del mondo del football pro, abituato da decenni a draftare ragazzi di 22-23 anni super allenati e super preparati, direttamente dai migliori college.
Invece in quella corte dei miracoli spuntò un ragazzone di 30 anni.
Vincent Francis Papale, così si chiamava, di chiare origini italiane, che aveva frequentato la Interboro High School a Prospect Park, un sobborgo a sudovest di Phila, mettendosi in mostra per le sue ottime doti sportive: basket, atletica e football lo videro protagonista della sua carriera scolastica, tanto da spingerlo a iscriversi alla St. Joseph’s University grazie ad una borsa di studio atletica. Le sue qualità sportive vennero esaltate con i successi nel salto in lungo, nel salto triplo e nel salto con l’asta e la carriera universitaria si concluse anche con una laurea in Scienze del Marketing e Management conseguita nel 1968.
La vita successiva gli offrì poche possibilità di esaltare il proprio talento professionale, si divise tra il lavoro di barman e quello di supplente nella sua high school. Nel 1971 il suo matrimonio finì bruscamente con la moglie che lo accusò tramite un post-it lasciato in casa, di essere uno destinato a non andare da nessuna parte.
“You’ll never go anywhere, never make a name for yourself, and never make any money.”
Papale, senza il minimo background di football universitario, nel 1974 trovò posto come WR nei Philadelphia Bell, dove passò i tagli e giocò tutta la prima stagione. L'anno successivo la breve vita della WFL, e quindi dei Bell, terminò per il fallimento della lega, e Papale tornò a dividersi tra supplenze e lavoretti come buttafuori nel locale di Danny Franks, un giocatore che era stato tagliato l'estate prima dagli Eagles dopo i camp estivi.

Nel febbraio 1976 a Philadelphia venne assunto Dick Vermeil, ex HC di UCLA ed ex allenatore di special team ai Rams, allora a Los Angeles. Si immaginava una stagione dura, durissima, anche perchè le precedenti scelte sbagliate del team avevano privato gli Eagles della prima, seconda, terza (ai Bengals) e quarta scelta (ai 49ers) al draft 1976. Papale chiamò lo staff degli Eagles e, non si sa come, riuscì ad ottenere un provino ed a passarlo: nel 1976 diventò il più vecchio rookie della storia, inserito nel roster di Phila come wide receiver e special teamer. Non fu un fuoco di paglia, tutt'altro: Vince "Rocky" Papale divenne il beniamino dei tifosi, in una città, come ha detto perfettamente Federico Buffa:
"Dura, talmente dura che molti non hanno bisogno di essere sorteggiati per andare nell'esercito americano, ci vanno di loro spontanea volontà"
Pur osteggiato da alcuni giocatori tra i ben 120 che iniziarono il camp con gli Eagles, Papale si adattò perfettamente alla feroce preparazione imposta da Vermeil al fine di liberarsi dei giocatori non sufficientemente motivati; trovò posto nel roster inziale come special teamer, dopo la prima gara persa a Dallas contro i Cowboys, gli Eagles esordirono in casa contro i Giants, Papale recuperò uno dei due fumble che contribuirono alla vittoria 20-7, la prima di Vermeil in NFL.
Papale giocò 41 delle 44 gare delle tre stagioni consecutive, compresa la stagione 1978 dove gli Eagles, nonostante fossero ancora privi delle prime due scelte, finalmente tornarono ai Playoff giocando il wild card game ad Atlanta, e si ritirò a causa di un infortunio alla spalla. Eletto capitano dello special team dai suoi compagni per il triennio in cui giocò, fa parte della squadra ideale dei 75 anni dei Philadelphia Eagles, e la sua storia, edulcorata come in perfetto stile Disney (con annesse tutte le forzature del caso), è stata portata sul grande schermo con l'inequivocabile titolo Invincible.

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